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Roberto Grimani

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Cesellatori

 

Sono CESELLATORI quegli operai i quali, usando il FERRO DA CESELLO, ripassano gli oggetti fusi, perfezionandone la modellatura, ed armonizzandone, poi con le lime, le parti levigate con le parti lavorate a ferro o a segrino. I FERRI DA CESELLO adoperati per questi lavori sono ottusi, lisci, sagrinati e di svariatissime forme.

Per levare le sbavature che si formano sugli oggetti fusi, asportare le parti inutili e completare le modellature, si adoperano gli scalpelli.

Gli SBALZATORI DAL ROVESCIO formano le decorazioni e le figure, le quali, se si vogliono CESELLATE, vanno poi finite sul diritto. Per ottenere rilievi su forme a imbuto, si usano appositi ferri. È indispensabile che i disegni profilati sul metallo e l'abbassatura dei fondi specialmente sui bassorilievi minuti, siano fatti con la massima precisione. È solo dopo aver compiuto questo importantissimo lavoro di impostazione che si procede allo sbalzo e alla rifinitura, più o meno spinta a seconda della importanza dell'opera, nei modi che sono qui avanti descritti.

 

STRUMENTI PER CESELLATORI E LORO USO

Strumenti Cesellatore

  1. Cesoia, per tagliare le lastre;

  2. Cuscino, in cuoio riempito di sabbia;

  3. Compasso, a punte diritte;

  4. Compasso, a punte curve per gli spessori;

  5. Cerchietto, su cui si appoggerà la mezza palla di pietra dalla parte sferica, perché possa agevolmente girare;

  6. Ferri da Cesello;

  7. Lastre di metallo da 3 a 12 decimi di millimetro di spessore a seconda dei rilievi che si vogliono ottenere. Gli spessori consueti sono da 6 a 8 decimi di millimetro;

  8. Lime varie e raschietti;

  9. Martelline, per battere le lastre;

  10. Martelli da cesello di vari pesi;

  11. Mazzuole di legno;

  12. Mezza sfera, di pietra, sulla cui superficie piana si stende la pece;

  13. Pece: specie di mastice composto che serve per tener fermo l'oggetto durante il lavoro;

  14. Ribattitori, per sbalzare oggetti a imbuto;

  15. Stozzi: ferri da serrare nella morsa: a mezza sfera, a lingua, a punta;

  16. Tavolette di legno dello spessore di 5cm. E la cui grandezza varia a seconda del lavoro.

Pece

 

COME SI FA LA PECE

La PECE PER CESELLARE si fa aggiungendo a 1 Kg. di pece vergine, 1 Kg. di gesso da pittore, 1 Kg. di CERUSSA (terra cotta in polvere), 60 g. di grasso bianco (strutto) o di fondo d'olio e facendo liquefare il tutto in un recipiente di ferro. Badare a rimestare bene. Si può variare la quantità di gesso e di cerussa. Bisogna però tener presente che la compattezza del mastice riesce tanto maggiore quanto più l'uno o l'altra sono abbondanti.

 

COME LA SI USA

Riscaldata la miscela in un tegame di ferro, allorché comincia a rapprendersi, la si stende con una paletta sulla superficie piana della mezza pietra o sulla tavoletta di legno.

Conviene che la PECE si indurisca prima di incominciare il lavoro.

Se si tratta di oggetti fusi, la pece ha soltanto il compito di tenerli fermi. Se si deve CESELLARE la lastra, è necessario curare che tutta la superficie appoggiata al mastice sia bene aderente, senza né vuoti, né bolle, perché altrimenti la lastra potrebbe cedere ai colpi di martello, ammaccandosi o rompendosi. Per ottenere la completa adesione, conviene spargere con cura la pece e non soltanto sulla mezza palla o sulla assicella sulla quale si deve posare la lastra, ma anche sulla superficie di questa.

 

PER PREPARARE I FERRI DA CESELLO

I FERRI DA CESELLO si preparano la verga di acciaio quadrilatera e proporzionata al ferro che si deve fare; in pezzi da 8 cm. Di lunghezza, se la verga supera i 7 mm. Di spessore; in pezzi da 10cm. Se esso è inferiore. La verga sarà poi battuta a caldo, in modo da formare, d'una metà circa di essa, un tronco di cono. L'altra metà, che ne forma la testa, ossia la parte che riceverà i colpi di martello, va battuta molto meno, perché riesca più corta. Il pezzo intero, così battuto, deve raggiungere la lunghezza di 12 centimetri circa.

Alla punta si darà la forma rettangolare, quadra o rotonda, a seconda del ferro che si deve fare.

I ferri sono di vari tipi. Possono essere, cioè: profili diritti, profili curvi e girati; pianatori piani o tondeggianti, a mezza sfera e a mezza sfera concava; ferri a cavallo, segrini punteggiati e rigati in modo più o meno marcato. Ognuno può farsi in svariatissime grossezze.

 

SCALPELLI

Gli SCALPELLI si traggono dal pezzo d'asta d'acciaio, come si fa per il FERRO DA CESELLO: occorre però una lunghezza che superi tanto da una parte che dall'altra il palmo della mano, perché è necessaria l'impugnatura, per usarlo (circa 16 cm).

Gli smussi in punta, formanti il filo tagliente dello scalpello piatto, devono essere di due differente lunghezza. Il più lungo si appoggia sul pezzo da scalpellare e l'altro più corto spinge la buccia metallica e rende più scorrevole il ferro. Nel fare gli smussi, bisogna osservare che il filo tagliente sia orizzontale all'asta e nel mezzo dell'asta stessa.

Gli scalpelli a punta sono a tre facce: due laterali, lunghe, una in testa corta. Fanno le funzioni di quello piatto e servono per segnare le solcature e gli angoli acuti.

Gli scalpelli mezzo tondi hanno una faccia convessa lunga e e una parte corta piana. Servono a formare o regolare le parti concave. Sono uguali di forma; variano soltanto per la larghezza.

Come si tiene il ferro per cesellare

Il CESELLATORE tiene il ferro con la mano sinistra perché nella destra deve impugnare il martello. Il FERRO DA CESELLO deve essere tenuto serrato, tra il pollice l'indice e il medio esattamente come si tiene la penna, ma perpendicolarmente alla lastra. Il polpastrello dell'anulare deve premere la lastra mentre il resto del dito poggia sul ferro e lo guida.

 

DELLE TEMPERE

La punta dei FERRI DA CESELLO deve essere temperata, riscaldandola fino a raggiungere il colore bianco, dopo averla ben lucidata occorre riscaldare di nuovo con il cannello 2 o tre centimetri sopra la punta fino a quando si arriva al colore oro dopodiché si immerge immediatamente il pezzo in acqua, questo procedimento si chiama rinvenimento e si effettua perché la prima tempera è troppo dura e secca e il cesello potrebbe facilmente rompersi.

 

FERRO

Si può ottenere anche la temperatura del ferro di buona qualità nel seguente modo:

Si arroventa bene il pezzo di ferro, lo si leva dal fuoco, vi si sparge sopra in abbondanza del prussiano di potassa, oppure del cianuro in polvere, indi lo si rimette a fuoco in modo che il prussiano o il cianuro abbia a penetrare bene. Lo si leva dal fuoco e lo si immerge nell'acqua. Si avrà così ottenuto una buona durezza del ferro, durezza che, però, è superficiale.

 

ACCIAIO

Per dare all'acciaio la necessaria durezza occorre sottoporlo ad un cambiamento repentino di temperatura. Ciò si può fare in vari modi. Le temperature usuali si ottengono arroventando il pezzo di acciaio ed immergendolo quindi nell'acqua. S raggiunge così una tempera abbastanza dura. Uguale effetto si ha immergendo il pezzo d'acciaio nell'olio. Si riempie il recipiente per metà d'acqua, s'immerge il pezzo il pezzo pure nel grasso. Vi sono temperature ad aria per pezzi leggeri. Si può temperare anche col piombo. Debbo anche dire che quando si tratta di temperare certe lame lunghe e sottili, immergendole sia nell'acqua che nell'olio, bisogna fare in modo di mandarle giù perpendicolarmente dritte il più possibile, altrimenti il freddo contatto le ondulerebbe. Per evitare questo inconveniente, si può anche procedere nel modo seguente: stendere sul liquido un foglio di carta assorbente, porre su di esso la lama arroventata in senso orizzontale (in questo caso) e col filo in modo che il foglio di carta ricevendo la lama nell'immersione le rimane a fianco per la lunghezza, mantenendone così la linea retta.

Per ottenere le varie gradazioni di durezza, dei pezzi temperati, si mettono a fuoco sino a che essi prendono vari colori: dall'oro chiaro all'azzurro scuro. Questi sono i colori che indicano la gradazione della durezza che avrà la tempera, per certi stampi o ferri da trancia occorrono cure speciali. L'arroventatura non viene fatta mediante il contatto diretto dell'acciaio col fuoco. Il pezzo d'acciaio viene rinchiuso in una cassetta di ferro riempita con carbone in polvere a cui s'aggiuge polvere d'ossa e fuliggine e suggellata ermeticamente con creta, in modo che il pezzo d'acciaio non possa prendere aria né avere contatto con il carbone. Di solito si adopera carbone di legna.

L'esperto comprende dall'arroventatura esterna quando è bene arroventato l'acciaio interno; spezza allora, la scatola e immerge il pezzo nel liquido predisposto. Questa si denomina tempera a pacchetto.

 

SBALZO CESELLATO

Metodo comune

Si prepara innanzitutto il disegno del bassorilievo da eseguire, se ne fa una copiasi carta sottile e trasparente e la si applica sulla lastra di metallo, con pezzetti di cera in modo che riesca bene aderente e ben tesa. Quindi, con un ferro a punta (la punta non deve essere eccessivamente acuta) leggermente martellando, si punteggia la lastra già attaccata alla pece; con un ferro da profilo diritto o curvo si batte sempre, leggermente ed egualmente il punteggiato; poi con ferri spianatori, si abbassa tutto il contorno esterno al profilo, in modo che l'interno del disegno risulti in rilievo piano ed uguale.

Si stacca allora la lastra dalla pece e la si ricuoce perché si ammorbidisca e si liberi dai resti di pece. La si passa quindi nell'acido solforico allungato nell'acqua all' 8 per mille, spazzolandola poi con pomice in polvere e acqua in modo che risulti purgata e pulita. Si prende la lastra a rovescio e, con ferri tondeggianti adatti, si batte in concavo sul legno, poi sulla pece, in modo da proporzionare la sporgenza del diritto al rilievo desiderato.

Quando non si tratta di disegni minuti, si punteggia o si disegna direttamente sul rovescio, in modo da battere in concavo tutti i rilievi desiderati.

Questa lavorazione si chiama SBALZO, mentre IL CESELLO consiste nella finitura sul diritto.

Nella scuola prima di fare sbalzare o cesellare, faccio preparare il modello in plastica dallo stesso allievo, affinché gli riesca poi più facile la giusta interpretazione dei rilievi.

Per ottenere i lavori pure sul fondo, ma di forte rilievo, la lastra è segnata prima a penna, o con puntine piuttosto larghe e piatte che lasciano un'impronta piuttosto leggera : con la mazzuola si batte poi, la lastra dal rovescio, tenendola appoggiata su di un cuscino riempito di sabbia. Si ottengono, così sul diritto, le sporgenze principali.

Per proseguire poi nello sbalzo, si stringe nella morsa un pezzo di legno forte, (corniolo o ulivo) con punta più o meno acuta. (In Toscana questo legno è chiamato "Stozzo"; noi, in Lombardia, lo chiamiamo comunemente paletto o lingua, a seconda della forma) S'appoggia la lastra sul legno stesso, dalla parte dove vi sono le cavità fondamentali già ottenute e si batte in giro con la mazzuola in modo che la forma del legno sottospinga in fuori maggiormente la lastra, formando i contorni o i rilievi che si desiderano.

Si ricuoce a questo punto il metallo, seguendo il procedimento già indicato. Poi, con con una martellina e gli stozzi d'acciaio, si delineano maggiormente i i contorni e i rilievi desiderati, poi si ricuoce di nuovo, si riattacca sulla pece e si CESELLA.

Per CESELLARE su oggetti a vaso di varie forme, come servizi da caffè, portafiori, ecc., il modo già accennato di portare il disegno, non è possibile.

Infatti, per ripetere il disegno eguale sulle forme corrispondenti di varii oggetti, si dovrebbe ogni volta fare da capo il disegno sull'oggetto. Ecco, invece, in quale modo si procede : fatto il profilo del disegno in un oggetto, vi si applica sopra un comune foglio di carta da disegno ben bagnata, e la si tampona finchè ne prende esattamente le forme e i segni. Si scalda allora il metallo sin che la carta si asciughi e si stacchi da sola, mantenendo l'impronta. La si trasporta, allora, sulla parte corrispondente del nuovo oggetto da fare e si punteggia lungo le tracce del disegno improntato.

A questo punto si fa la profilatura come s'è detto innanzi. Naturalmente, questi oggetti a vaso non possono essere trattati internamente e al rovescio col FERRO DA CESELLO come si fa colle lastre piane; si adoperano in questo casi i ferri detti RIBATTITORI, o BUTTASÙ.

Il RIBATTITORE è una sbarretta d'acciaio di seconda qualità, lunga un buon terzo del di più del tratto che corre tra l'apertura dell'oggetto e lo spazio dove si vuol creare il rilievo. La barretta è piegata a "Z" e finisce alle estremità con le punte ottuse.

Si chiuderà una delle punte nella morsa e si farà entrare l'altra nella cavità dell'oggetto da sbalzare, appoggiandola dove nel punto dove si desidera il rilievo, si batterà quindi il martello sulla barretta e la punta internata nell'oggetto rimbalzerà i colpi sulla lastra, formando il rilievo desiderato. Ma tutto questo non è sufficiente per dare uno sbalzo preciso.

Per raggiungere questo scopo, bisogna ricuocere il pezzo, pulirlo, come si è detto, poi riempirlo di pece e lasciarlo raffreddare. Poi, assicuratolo alla mezza palla, con i FERRI DA CESELLO gli si delineano i contorni, disponendone, in abbozzo, i piani. L'operazione si fa più volte a secondo della finezza che si vuole assicurare al lavoro. Si noti qui, che battendo coi FERRI DA CESELLO la lastra si incrudisce. È quindi indispensabile togliere il lavoro dalla pece e ricuocerlo prima che la lastra si rompa. Nel caso in cui questo inconveniente si verificasse, bisognerebbe ricorrere alla saldatura.

Quando si toglie il lavoro dalla pece e si tratta di vuotarlo della pece interna, occorre fare molta attenzione, perché durante la cottura la pece potrebbe che si scioglie ostruisce la stretta imboccatura dell'oggetto, togliendo la possibilità di sfogo al gas che si produce all'interno, così da determinare facilmente uno scoppio, che può avere per effetto la rottura dell'oggetto ed il ferimento dell'operaio.

Il riscaldamento deve effettuarsi adagio adagio, esponendo al fuoco sempre la parte del foro, coscchè la pece esca liquefatta colando nella padella.

Vuotato che sia l'oggetto, si continua con sicurezza l'operazione di cottura, sino a che esso diventi rosso. A questo punto la ricottura è completa e la pece è uscita tutta. In generale, la vuotatura e la ricottura degli oggetti si fa con il cannello (chalumeau in Francese). È questo a doppia canna, di cui una per il gas e l'altra per l'aria che il mantice spinge allo scopo di ravvivare il gas. Questo stesso apparecchio si adopera per saldature di oggetti grandi.

Cesello su Getto di Fusione

Per CESELLARE i pezzi fusi si comincia col ripulirli bene dalla terra di fonderia; si immergono in acido solforico, si spazzolano e si ripuliscono. Si da poi mano alla lima, si levano le sbavature di fusione nei contorni e specialmente nei rilievi. Quindi si applicano alla pece, coi soliti procedimenti. Con gli scalpelli si prosegue il lavoro più accuratamente, si levano le sbavature eventualmente rimaste ancora, cominciando a formare quei sottosquadri che dallo leggerezza al lavoro. Si da infine una limata a tutto il lavoro usando, dove occorrono, le lime speciali dette "Refoir". Terminato questo lavoro di preparazione, si comincerà a CESELLARE coi ferri lisci o sagrinati, per raggiungere quella finezza di modellatura che è appunto distinta con la designazione di "CESELLO".

Per ripassare glòi oggetti fusi sono necessari scalpelli e lime. In commercio si trovano lime mezze tonde, piatte, triangolari, quadrate, tondine e di varie grandezza. Non deve mancare la lima detta "Refoir", composta com'è noto da una barretta d'acciaio lunga 25cm. In spessore da 3 a 7mm. Circa, terminante alle due estremità in forma ovale e dentellata con lo scalpello, come le lime solite, per una lunghezza di 3 cm.

Questa lima va curvata almeno da una estremità e per far ciò mentre è arroventata con la mazzuola, la si piega appoggiandosi sul legno. La si arroventa di nuovo e la si immerge nell'acqua per darle la tempera. Dove occorre ottenere una tempera molle, si rimette a fuoco sino a che prenda il colore dell'oro.

Lime di questo tipo esistono, in commercio, ma quelle che si preparano da sé sono sempre le migliori, anche perché le si può dar loro la forma che si desidera. L'insieme di questo attrezzo si presenta come una stecca per modellare, avendo in più le punte dentellate proprie della lima.

Tra i vari tipi di sbalzo è tornato in uso quello eseguito a mezzo di pressione della mano su lastrine molto sottili e morbide, le quali se sono d'argento, devono avere un titolo di almeno 950/000 calcolando l'argento vergine al mille. Le lastrine possono anche essere di rame, ottone e stagnola, per gli oggetti di minor costo. Si deve avere anche in questi casi una lega morbida e uno spessore sottile.

Sono convinto che molti lavori antichissimi siano stati ottenuti con tale sistema, usando il quale i segni e i rilievi riescono con molta facilità.

Dirò, quindi, come il lavoro procede nei suoi particolari.

 

FERRI CHE SI ADOPERANO E LE LORO FORME

  • I ferri, in lunghezza di circa 15 cm, hanno impugnatura di legno come le solite lime;

  • Paletta grande e piccola, la cui estremità ha la forma del dito pollice;

  • Ferro terminante a palla grande e piccola;

  • Ferri terminanti a profili più o meno curvi, più o meno grossi di spessore

  • Ferro a testa piatta con segrinatura forte;

  • Ferro a coltello per tagliare la lastra;

  • Forbici;

  • Lastra di vetro grossa e Cartone grosso.

Come si adoperano questi ferri

La paletta serve per l'imbottitura, ossia per le sporgenze di morbido rilievo.

La palla serve per le sporgenze e modellature più forti.

Il profilo si adopera per segnare i contorni. (questo ferro deve essere maneggiato bene perché la base del lavoro dipende da ciò).

Il segrino s'adopera per fare i fondi e dare così il distacco al lavoro, sia nel contorno che nelle parti che si vogliono segrinate.

Il coltello serve per tagliare i contorni anche curvi, appoggiandosi sul vetro.

La forbice serve per tagliare la parti diritte.

Il cartone serve da fondo morbido per appoggiarvi su il lavoro ed eseguire i rilievi.

 

MODO DI PROCEDERE

Si prepara il disegno e si taglia la lastra nella giusta grandezza. Il lucido del disegno (se questo non è eseguito direttamente sulla lastra) va ripassato col ferro a profilo, aiutato dalla pressione della mano, a mezzo del quale si produrrà un solco il quale formerà contorno al disegno.

Si stabilisce quali saranno le parti più cave (quelle cioè che dovranno avere, sul diritto, maggiore rilievo) e si comincia a lavorare le parti di rilievo minore, usando i ferri adatti e conducendo la mano con la dovuta pressione. I rilievi maggiori si curano in ultimo, perché si evita così di schiacciarli mentre si lavorano quelli minori. Il lavoro dovrà essere controllato man mano che prosegue, confrontandolo con i piani prestabiliti.

Quando si vogliono ottenere dei rilievi eccezionalmente forti bisogna riempire di plastilina dura i rilievi già ottenuti affinché ripassando poi sul davanti l'insieme non ceda facilmente. Così lo sbalzo risulterà più appariscente.

Questo lavoro va eseguito sopra un grosso ripiano di vetro od altro piano duro.

Sarà utile avere a disposizione anche qualche martello o qualche mazzuola di legno, per pianare i lavori.

 

 

 

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